Questo vino dal curioso nome, viene prodotto dall’Antica Farmacia dei Monaci Camaldolesi. Per geolocalizzare il luogo, siamo vicino a Bibbiena, tra Firenze e Arezzo. Questa la descrizione dell’azienda che si trova nel sito internet: “I Monaci Camaldolesi hanno coltivato fin dalle origini nella loro azienda agricola denominata la Mausolea o Casa delle Vigne vari vigneti, producendo vini diversi. Nelle carte del loro Archivio storico a partire dal 1150 si parla di vigne e non di vigna, di vendemmie e non di vendemmia, per far comprendere che non si trattava di un solo tipo di vigneti e che si adattavano diverse pratiche di viticoltura. Le Regole Monastiche dei monaci eremiti prevedevano che si producesse non solo un vino buono, ma soprattutto “puro”: di ottima qualità. Dal 1356 si trova documentata la “vigna dei romiti”, e al servizio di essa una cantina bene attrezzata. Da questa antica tradizione enologica nasce Borbotto”. Per quanto riguarda il nome del vino, riteniamo che si faccia riferimento al borbottìo dei tini quando il mosto è in fase di fermentazione (più simile, in effetti, ad una ebollizione). Anche se, abbastanza vicino alle vigne di questo produttore monastico si trova la famosa Fonte del Borbotto, celebre luogo che conduce alla fonte dell’Arno, nel Parco Naturalistico del Monte Falterona. Tornando a questa semplice etichetta, al centro vediamo uno stemma con la scritta “Camaldolensis Insigna Ordinis” (due sparvieri bevono da un calice), e subito sotto la scritta “Vinum laetificat cor hominis” (dal salmo 103, 15): e come non essere d’accordo con questi virtuosi fraticelli?