L’Occhio di Dio, o Forse della Ferragni

Sonnweiler, Chardonnay.

Il vino si chiama come la cantina, o viceversa. Personalmente abbiamo tradotto (un po’ poeticamente) Sonnweiler con “spicchio di sole”. Siamo in Italia, anche se i soci di questa cantina si ostinano a chiamare quella zona “south tyrol” (il sito internet è in inglese, forse per par condicio). Le etichette dei vini in gamma, come si può vedere nell’esempio che riportiamo qui a sinistra, sono molto vistose. E no, non si tratta del celebre occhio di Chiara Ferragni, diventato suo marchio e simbolo, ma è abbastanza simile, e sicuramente molto attenzionale. Un occhio così lo vedi a molti metri di distanza: marketing primario dello scaffale. I titolari dell’azienda si professano anche amanti del design, oltre che del buon vino biologico. Infatti questa coloratissima illustrazione sembra uscita dai manuali di grafica degli anni ‘70, ‘80, ‘90? Insomma è una di quelle soluzioni grafiche senza tempo. Non contenti della centralità dell’occhio, anche il nome Sonnweiler ha il suo centro di attenzione con una specie di mirino dentro alla lettera “o” (che riprende la pupilla dell’occhio magico). Il mantra aziendale recita: “for sunny, happy people” puntando sui giovani, a quanto pare (anche se si può essere soleggiati e felici anche da vecchi). Cosa aggiungere? Che sicuramente si tratta di un packaging ad alto coefficiente di originalità. Trasgressivo e irriverente nel mondo del vino. Ma qualcuno deve pur avere il coraggio di farlo.