Un Nome Proprio? Proprio No.

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Red E.Motion, Merlot/Cabernet F., Luisa.

La presunta eleganza "dark" di questa "stilosa" etichetta prende forse abbrivio dai "ghirigori" delle sue decorazioni e dal carattere di stampa graziato (quello che, ad esempio, allunga la L di Luisa). Ma rimaniamo sul territorio del naming: abbiamo il nome del produttore, Luisa, elevato a nome distintivo della bottiglia, cioè riportato in grande evidenza. Poi il nome del vino specifico, Red E.Motion. Non ci siamo. Nel primo caso, Luisa, appartiene alla sfera di nomi propri, problema già analizzato in altri post, che non fornisce personalità al marchio generando, inoltre, in questo caso, un corto circuito mentale: Luisa, chi? Una tua amica? No, è il nome del produttore. E' una donna? No sono tre uomini (si vedono nell'effice: padre e due figli maschi). Quindi il nome del vino, Red E.Motion (c'è anche in gamma un White E.Motion) che sfrutta un ambito "internettiano" con una scelta ormai inflazionata e per di più esageratamente "modernista".
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In pratica, molti produttori, con in vini "da giovani", maketizzati come "spligliati e informali" (che spesso sono vini secondari, seconde spremiture di uve non selezionate), vogliono fare i grintosi con l'inglese e con denominazioni web-oriented. L'esercizio semantico del tecnicismo modernizzante è un equilibrismo che richiede estro e sensibilità, e non velleitari azzardi.