Sembra che per giustificare le cifre astronomiche richieste, i produttori di Champagne siano disposti a farne di tutti i colori, con il vino e con le etichette. La valorizzazione della mitizzata (anche troppo) bevanda frizzantina d'oltralpe si spinge ben oltre i canoni del cru in vigneto o delle "mescolanze" segrete di alcoli e zuccheri. Ecco allora che la competizione (e l'illusione) si spinge fino alla progettazione di confezioni stravillanti, strabilianti, strabordanti. Forse per il mercato asiatico, e russo in particolare, queste esagerazioni funzionano ancora. Certo hanno un costo significativo che di sicuro non viene assorbito dai produttori, bensì "fatto pagare" agli incauti (e spendaccioni) clienti. La vita è rosa e lo Champagne è sempre una gran "bella gioia" (e un ottimo giro d'affari).