Ficcanaso, Malvasia Aromatica di Candia, Castello di Luzzano.
Bello questo nome. Perché si esprime su "livelli" semantici secondari, ma con un impatto primario di grande energia. A volte a questo servono le parole "gergali". Quelle non proprio da cultura erudita. Essere un ficcanaso può avere anche valenze negative, certo, ma in questo caso prevale la simpatia, subito accompagnata dalla capacità di evocare quel gesto che tutti fanno quando
approcciano un calice di vino: ci mettono il naso. Il vitigno che costituisce questo vino è tra i più aromatici d'Italia e del mondo (viene dalla Grecia, in origine): si tratta della regina delle malvasie, almeno per quanto riguarda la complessità di aromi e profumi. Ed ecco che al produttore (una produttrice in questo caso, Giovannella Fugazza, avvocato riconvertito alla viticoltura) viene in mente di affiancare ad un senso di sfrontata allegria (il ficcanaso chiacchierone e impiccione) quello di un "naso" competente in grado di percepire le sfumature organolettiche del vino in esame. Il risultato è un nome originale, simpatico, memorabile, popolare e perché no, "onomatopeico". Quello che sarebbe da rivedere è il packaging design dell'etichetta che accusa qualche anno di troppo nello stile asciutto e fin troppo classico. Anche gli altri nomi dei vini aziendali sono interessanti. Ne citiamo alcuni: Vena Rossa (gutturnio), Tasto di Seta (malvasia), Sommossa (bonarda), Merlo Blu (merlot).