Questa etichetta "primaverile" esce dagli schemi classici dei vini Piemontesi. In effetti la "categoria" vini bianchi in quelle terre è poco rappresentata. Forse per questo qualche storico produttore, come Marchesi di Barolo, si permette di creare, per i bianchi, etichette fantasiose, solari, leggiadre. In questo caso la classicità è rappresentata dal nome, in dialetto, "Bric Amel", breve, sia pure composto, con una buona sonorità dove la morbidezza della seconda parola (con la "m" e la "l") attutisce l'asperità del "Bric". Veniamo al significato: "Bric" notoriamente è il nome delle sommità collinari delle Langhe, tutt'altro che aspre, se non nella "c" finale del loro nome. "Amel" sarebbe il miele. Forse vagamente riferito anche ai riflessi organolettici ritrovabili nel vino, ma la vera storia del nome nasconde notizie intriganti (per la fama e la notorietà che questo vino vuole costruirsi): il "Bric Amel" quindi è la "Collina del Miele" cioè la "Collina delle Api". In pratica nel vigneto dove è posta la produzione dei tre vitigni che compongono questo vino, circolano libere e felici le api. Segno di purezza e quindi di cura nella coltivazione. Un bel concetto da trasmettere ai possibili consumatori. E poi dove ci sono le Api ci sono i fiori, i colori, i profumi, la natura incontaminata e romantica: una serie di "espressioni" che da riversare nei calici, e poi gustare, non è affatto male.