Saint-Amour, Gamay, Jean Claude Billion.
Non c'è periodo dell'anno più azzeccato dei dintorni del 14 febbraio per parlare di questo cru francese, proveniente dal sud della Borgogna, vicino a Lione, zona più nota come Beaujolais. Qualitativamente niente a che vedere con il "novello", vino spicciolo di quelle parti. Si tratta in questo caso di uno dei 10 cru di una microzona vocata, coltivata con il vitigno Gamay. Vino di qualità quindi. Certo, dipende sempre dal produttore ma la denoninazione garantisce selezione in vigna e un certo processo produttivo che appunto distingue nettamente questo "Gamay" da quello lavorato per macerazione carbonica che viene quindi venduto (meglio dire smerciato) come "Beaujolais Nouveau". Cosa portare in tavola o regalare all'amato o all'amata, quindi, se non un buon Saint-Amour con etichetta pseudo-romantica? O addirittura come fa il noto produttore Doboeuf con un bel cuore pulsante.
Sembra fatto apposta questo nome, anche se si dice che venga dal "solito" Antico Romano (soldato) che passava da quelle parti e che dalla sua dotazione estrasse una barbatella e la piantò su quelle colline, ottemperando agli ordini centrali di Roma (Antichi Romani, benefattori dell'umanità vinaiola!). Saint-Amour suona così bene, è così suadente, evocativo, emozionante che un bravo enotecario o ristoratore dovrebbe sempre tenerne una scorta attorno al celebratissimo (e anche, spesso, un po' noioso) periodo di San Valentino: il cliente otterrebbe due santi al prezzo di uno. Successo assicurato!