Nella home-page di questo produttore della Puglia (Salento) appare subito in evidenza questa frase: "Ed a piè di ogni vite tutto è diventato nero di velluto" (Giuseppe Palumbo, 1918). Il collegamento con il nome del vino di punta dell'azienda è chiaro: "Nero di Velluto" (anche se non abbiamo trovato traccia del personaggio citato, chiederemo notizie all'azienda). Bel nome "Nero di Velluto" per un Nagroamaro. L'azienda nel sito internet puntualizza che questo vino è il frutto dei "grappoli più maturi e generosi, quelli color nero di velluto". Il senso immediato per molti sarà invece in collegamento con la sensazione tattile (gustativa), cioè la morbidezza, del vino. Poco importa quando si è di fronte a un nome efficace e che "attacca" la percezione da più punti: il verso poetico (territoriale, culturale), il gesto agricolo (la vendemmia dei grappoli migliori), il senso palatale (la morbidezza del vino). Non è un nome "creativo", diciamo invece piuttosto "concreto", diretto, didascalico, in un certo senso. Ma anche se di semplice concezione, ha un ottimo impatto: Nero (colore, profondità, densità, quindi qualità) e Velluto (preziosità, ma "contadina", suadenza, piacevolezza). Esempio quindi di nome senza "fronzoli" ma efficace. E con dietro degli aneddoti interessanti e coerenti, quel che più conta in questi casi.
I nostri complimenti vanno anche alla gestione della comunicazione nel sito di questa azienda: non solo i nomi dei vini (che sono originali, ne citiamo altri come Pietrafinita, primitivo; Rosarò, negroamaro rosé; Terramare, primitivo e negroamaro), ma anche in generale per il "racconto" della propria storia (un estratto dal testo: "...non una storia come tutte le altre: in essa, infatti, si coglie la fatica e lo spirito di sacrificio di gente nata e cresciuta in un lembo di sud, dove spesso il quotidiano tendeva a confondersi con il sempiterno. Una storia a cui è facile prestare orecchio e sentire ancora lo stridio delle ruote sulle mulattiere e le voci indistinte fra le vigne a fare da crinale tra la notte e il giorno") e anche per il rational del nome e del logo aziendali che vengono sia pure brevemente argomentati, cosa che quasi nessuno fa: "Feudi deriva dalla parola "fiéu" che in dialetto salentino significa contrada campestre (raggruppamento di vigneti)" e per il logo: "la Madonna col Bambino raffigurata nel marchio è un particolare di un affresco custodito nella Chiesa Matrice di Guagnano". I tre titolari dell'azienda non sono più giovanissimi ma dimostrano di cogliere con intelligenza le nuove prospettive mediatiche, sia pure nella valorizzazione delle tradizioni.
I nostri complimenti vanno anche alla gestione della comunicazione nel sito di questa azienda: non solo i nomi dei vini (che sono originali, ne citiamo altri come Pietrafinita, primitivo; Rosarò, negroamaro rosé; Terramare, primitivo e negroamaro), ma anche in generale per il "racconto" della propria storia (un estratto dal testo: "...non una storia come tutte le altre: in essa, infatti, si coglie la fatica e lo spirito di sacrificio di gente nata e cresciuta in un lembo di sud, dove spesso il quotidiano tendeva a confondersi con il sempiterno. Una storia a cui è facile prestare orecchio e sentire ancora lo stridio delle ruote sulle mulattiere e le voci indistinte fra le vigne a fare da crinale tra la notte e il giorno") e anche per il rational del nome e del logo aziendali che vengono sia pure brevemente argomentati, cosa che quasi nessuno fa: "Feudi deriva dalla parola "fiéu" che in dialetto salentino significa contrada campestre (raggruppamento di vigneti)" e per il logo: "la Madonna col Bambino raffigurata nel marchio è un particolare di un affresco custodito nella Chiesa Matrice di Guagnano". I tre titolari dell'azienda non sono più giovanissimi ma dimostrano di cogliere con intelligenza le nuove prospettive mediatiche, sia pure nella valorizzazione delle tradizioni.