L'Etichetta è un Vestito, Non un Pretesto

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Pretesto, Chardonnay e Sauvignon, Ca' Boffenisio.

A volte il vino è un pretesto, a volte il pretesto va cercato in qualche altra circostanza, sta di fatto che degustare il nettare degli Dèi genera buone sensazioni e facilita le emozioni. Questo vino si chiama proprio così: "Pretesto". Parola abbastanza desueta nel conciliabolo italico. Vediamo dunque cosa riporta Treccani in proposito: "...dal latino pretextus, o praetextum (da praetexĕre: v. pretessere) "ornamento", poi figurativo "argomento ornamentale, non sostanziale". Motivazione non rispondente a completa verità che si adduce come spiegazione del proprio comportamento o del proprio operato, allo scopo di mascherarne i reali motivi.
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Con significato più generico, occasione o modo per ottenere un risultato". Non una parola limpida, quindi, ma abbinata a una bottiglia di vino diventa sfiziosa, presenta il proprio lato indagatorio, ingannevole se vogliamo, sicuramente intrigante. Certo l'etichetta non fa onore a tutta questa descrizione del nome: abbiamo due colori discutibili, un fuxia e un giallo ocra, che in abbinamento fanno un po' a pugni. E poi una faccia di bacco, simpatica, ridanciana, ma che a ben guardare è stata resa in etichetta con una definizione bassa e quindi risulta sgranata, non qualitativa. Si poteva fare meglio.