Radicosa, Montepulciano d’Abruzzo, Tenuta Coppadoro.
Diciamo subito che questa etichetta è bella. Ed è bello anche il nome del vino. Vediamo di analizzare gli elementi che compongono il packaging. La grafica, anzi propriamente la cartotecnica, visto che si tratta di due pezzi staccati, si divide cromaticamente in due parti, una superiore, bianca, una inferiore, marrone, dove possiamo facilmente scorgere il gioco concettuale che viene proposto: la pianta, le fronde, sopra e le radici sotto. Non a caso il nome del vino è “Radicosa” a valorizzare ancora di più il ruolo delle radici della vite, atte ad andare a “rintracciare” sottoterra i nutrimenti che servono a far maturare i frutti. In una terra come la Daunia, Tavoliere delle Puglie, dove il sole è generoso ma l’acqua un po’ meno, la profondità dell’impianto radicale è determinante per la sopravvivenza equilibrata delle piante soprastanti. La parte radicale, nel packaging viene sottolineata, anzi, nel vero senso delle parole, le viene dato rilievo con uno spessore percepibile al tatto. Per il resto l’etichetta è semplice, essenziale: il messaggio è chiaro, diretto. Alla base troviamo il nome del produttore e il logo aziendale: il fiore del cardo stilizzato, “simbolo di crescita ed eleganza” come scrive la proprietà nel sito web. Da notare, ma nella foto questo particolare è troppo piccolo, che sulla destra dell’etichetta c’è una piccola striscia rossa preceduta dalla scritta “Red Wine” a beneficio dell’export. A questo proposito, in alto, sotto al nome del vino, troviamo il nome della località di produzione, San Severo e la specifica “Italy”, che fa sempre piacere.