Brasa Coèrta, Blend di Rossi, Pasqua.
Ha suscitato sorpresa e polemiche il lancio di un nuovo vino da parte delle Cantine Pasqua, colosso veneto della produzione di vino (anche a basso costo). La novità è che si tratta di un vino "naturale", al contrario del resto della produzione di Pasqua che è da ritenersi "industriale". Ma lasciando perdere le annose questioni della definizione "naturale" per i vini, ci occupiamo qui di packaging e immagine. Il nome del vino innanzitutto: "Brasa Coèrta", forma dialettale per dire "brace coperta", ovvero qualcosa o meglio qualcuno che sembra stare tranquillo ma invece "cova qualcosa", come la brace che sembra quasi spenta ma un refolo d'aria può velocemente incendiarla di nuovo. Il collegamento con il marketing del nuovo vino sta nel fatto che si tratta di un progetto pilota, una piccola fiammella forse destinata a crescere molto e quindi a "incendiare" il mercato. L'immagine, disegnata da un illustratore che si chiama Biscalchin, ritrae un gregge di pecore al centro del quale si trova, a noi sembra, una pecora nera. Il discorso torna con il significato di "Brasa Coèrta", insomma un'acqua cheta, direbbero in Toscana, che però ha il suo originale e burrascoso modo di fare. Originale il progetto (affidato al guru della biodiversità in vigna, Lorenzo Corino), originale il nome (anche se limitato in quanto dialettale), originale il design. E visto che di pecore si tratta... in bocca al lupo!