Tolovaj, Sauvignon Vert, Reia.
Questa originale etichetta ci offre l'occasione di fare alcune considerazioni interessanti sul mondo del vino. In primo luogo possiamo affermare che non è necessario essere una grande azienda (con grande potere economico) per generare una bella etichetta. Servono le idee. Come per tutte le altre cose della vita. E poi, in questo caso, un bravo designer che sappia usare i programmi di grafica digitale. La semplicità e la voglia di creare qualcosa di diverso fa il resto. Queste etichette (in alto a sinistra quella del vino chiamato "Tolovaj", praticamente il tocai friulano di un tempo, che ora non si può chiamare più così per la nota diatriba con l'Ungheria) sono state create da e per un piccolo produttore sloveno. Vini d'autore, genuinità a tutto campo, coltivazioni naturali, passione vera.
Ma anche genialità per il packaging, cioè attenzione per il fattore estetico, della comunicazione, oltre a quello organico, per il prodotto-vino. Queste etichette, che attirano subito l'occhio, sono la trasposizione visiva di alcune lettere dell'alfabeto Morse. In pratica, i puntini colorati corrispondono trama acustica tracciata nel codice suddetto. Ci sono tre parole per ogni etichetta: il nome dell'azienda (Reia), il nome dell'area di coltivazione (Brda, cioè Collio) e il nome del vino (di volta in volta: Rebula, Malvazija, Tolovaj, Poanta...). Un bel modo di comunicare a molti livelli, quello cromatico, quello visivo e anche quello uditivo, trasformato in tracciati molto colorati. Anche il logo aziendale viene sintetizzato in questo modo. L'effetto, anche a distanza, immaginiamolo nel banchetto di un fiera o sullo scaffale di una enoteca, è di sicuro impatto. Qualcuno penserà che questa è solamente una "trovata" curiosa, ma di fatto qualcuno l'ha cercata, ci ha creduto e l'ha realizzata. Complimenti.