Barlume, Cabernet e Merlot, Giovanna Madonia.
Ci sono nomi, parole, accezioni che cadono nel dimenticatoio delle lingue. Questo accade soprattutto per quanto riguarda la lingue “complesse” come quella italiana che si struttura, in un certo senso si disperde, in oltre 2 milioni di lemmi. Qualche parola va in “disuso”, diventa “desueta”, viene abbandonata. Ci sono parole belle come “Barlume” che non meritano di finire nel buio della dimenticanza. Suona bene, innanzitutto, foneticamente e poeticamente, barlume. E’ morbido, suadente, ti abbraccia mentre lo dici. E così, un barlume di speranza diventa un barlume in cantina, la fiamma di una candela. Prosa per scrittori ardimentosi. Sono molto interessanti anche gli altri nomi dei vini di Giovanna Madonia, produttrice di Bertinoro: Sterpigno (Merlot in purezza), Tenentino (Sangiovese), Fermavento (Sangiovese anch’esso, così come l’Ombroso) e poi Neblina, Chimera e Remoto (tre Albana di Romagna, fratelli di vitigno ma diversi nella lavorazione).
Le etichette sono semplici, lineari, quadrate, spaziose, quasi elementari. Ma quei nomi sdoganano l’immaginazione, la voglia di ricordarseli. Ad accompagnare i nomi di questi vini ci sono delle illustrazioni “gentili”, al tratto, appena accennate, ma presenti. Un sostegno visivo che non invade, che non vuole essere esuberante, al contrario, accennato come una brezza d’estate. Alla fine queste etichette hanno trovato il loro modo di farsi notare. Senza strèpiti, senza allegorie esagerate, senza colori fiammanti. Bensì con la forza tranquilla delle parole. Quelle belle.