Campodora, Albana di Romagna,
Poderi dal Nespoli.
Poderi dal Nespoli.
Peccato. Perché il nome non è male. Evoca qualcosa di campestre e di prezioso, in prima battuta, questo “Campodora”. Peccato perché il resto dell’etichetta non manifesta, a nostro modesto parere, un concetto valido e coerente con il mondo del vino (con il mondo campestre un po’ sì: c’è molta vegetazione). I dubbi si concentrano su quella texture che attiene più alle confezioni dell’Erbolario, piuttosto che a un’etichetta di un vino. Comprendiamo le intenzioni del produttore: richiamare l’attenzione sulla florealità del vino e in particolare su quei fiori, erbe, piante che si possono ritrovare come sentori nel calice. L’effetto generale comunque è quello che conta. E qui siamo di fronte a una etichetta che trasmette sensazioni cosmetiche più che olfattive. Oppure, girando la frittata dall’altra parte, percepiamo un ambiente da profumeria e/o erboristeria più che da vigna o cantina. Un’altra osservazione riguarda il nome dell’azienda (iscritto nel logo rotondo in alto): “Poderi dal Nespoli”. Dove il “dal” è proprio così. Verrebbe da correggere in “Poderi dei Nespoli”. La forma scritta che è stata scelta sicuramente richiama a qualcosa di storico o di dialettale, o ancora di famigliare, questo non toglie che per il “resto del mondo” potrebbe risultare un errore. Aggiungiamo che anche il design del logo aziendale contribuisce a fornire un carattere da acqua di colonia. Ecco perché a volte non basta “fare le cose giuste” (l’etichetta qui esposta, in sé, è piacevole): è necessario cercare una coerenza complessiva che può solo scaturire da un pensiero più ampio e circostanziato.