La Dura Vita delle Viti Autoctone

Branding marketing
Mattìo, Granatza, Francesco Cadinu.

Tra le stranezza di questo vino annoveriamo subito il nome del vitigno di cui si compone. Tutto sommato si tratta di nomi e per quanto riguarda quelli dei vitigni c’è sempre da stupirsi sull’infinita varietà di sinonimie e varianti locali o dialettiche. Stiamo parlando di un vino bianco prodotto con il 100% di “Granatza”, vitigno autoctono storico presente da secoli in Sardegna. Il corto circuito mentale si genera quando si apprende che il Cannonau (vitigno a bacca rossa, che primeggia sull’isola) in realtà è fratello quasi gemello della Grenache e della Garnacha rispettivamente francese e spagnola. Ma questa “Granatza” nulla ha da spartire con le varie Grenacce o Granacce che allignano in giro per il mondo. Fatta questa precisazione passiamo alle stranezze della bottiglia iniziando dal nome del vino, “Mattìo”: non è dato a sapere se siamo di fronte a un nome proprio (Matteo), a un aggettivo (matto) o a un momento della giornata (mattino). Dalla sua parte ha che si tratta di un nome breve e tutto sommato memorabile. Sotto al nome del vino si vede la sagoma del profilo di un uomo.
Nient’altro se non il logo del viticoltore, nella parte alta dell’etichetta, vagamente inquietante: una facciona mostruosa (un mamuthones sardo), simile a un teschio. Nel logo la firma del produttore: Francesco Cadinu. Nel complesso l’etichetta ha tentato di proporre temi grafici insoliti e moderni, ma gli elementi rimangono molto slegati e non privi di varie perplessità per quanto riguarda l’efficacia della comunicazione.