Tra le stranezza di questo vino annoveriamo subito il nome del vitigno di cui si compone. Tutto sommato si tratta di nomi e per quanto riguarda quelli dei vitigni c’è sempre da stupirsi sull’infinita varietà di sinonimie e varianti locali o dialettiche. Stiamo parlando di un vino bianco prodotto con il 100% di “Granatza”, vitigno autoctono storico presente da secoli in Sardegna. Il corto circuito mentale si genera quando si apprende che il Cannonau (vitigno a bacca rossa, che primeggia sull’isola) in realtà è fratello quasi gemello della Grenache e della Garnacha rispettivamente francese e spagnola. Ma questa “Granatza” nulla ha da spartire con le varie Grenacce o Granacce che allignano in giro per il mondo. Fatta questa precisazione passiamo alle stranezze della bottiglia iniziando dal nome del vino, “Mattìo”: non è dato a sapere se siamo di fronte a un nome proprio (Matteo), a un aggettivo (matto) o a un momento della giornata (mattino). Dalla sua parte ha che si tratta di un nome breve e tutto sommato memorabile. Sotto al nome del vino si vede la sagoma del profilo di un uomo.
Nient’altro se non il logo del viticoltore, nella parte alta dell’etichetta, vagamente inquietante: una facciona mostruosa (un mamuthones sardo), simile a un teschio. Nel logo la firma del produttore: Francesco Cadinu. Nel complesso l’etichetta ha tentato di proporre temi grafici insoliti e moderni, ma gli elementi rimangono molto slegati e non privi di varie perplessità per quanto riguarda l’efficacia della comunicazione.
Nient’altro se non il logo del viticoltore, nella parte alta dell’etichetta, vagamente inquietante: una facciona mostruosa (un mamuthones sardo), simile a un teschio. Nel logo la firma del produttore: Francesco Cadinu. Nel complesso l’etichetta ha tentato di proporre temi grafici insoliti e moderni, ma gli elementi rimangono molto slegati e non privi di varie perplessità per quanto riguarda l’efficacia della comunicazione.