Cosa è giusto e cosa è sbagliato? Chi può giudicare? Certamente chi produce vino è nel giusto, perché esercita una professione e una produzione che rientra in quelle amenità che hanno reso grandi e felici i popoli della terra. Ma queste sono considerazioni pseudo-psicologiche che possiamo accantonare. Di certo c’è che questa azienda (e i vini che produce, per ora solo due) si chiama “Brolo dei Giusti”. Brolo e non Barolo come a prima vista potrebbe sembrare. Anche perché siamo in Valpantena, la parte più a Est del territorio della Valpolicella. Zona dedicata quindi prevalentemente a Ripasso e Amarone. Vediamo cosa racconta l’azienda nel proprio sito internet: “Il Brolo dei Giusti è un unico vigneto, racchiuso e prezioso, nel cuore della Valpantena... Brolo, nella tradizione contadina, è un campo coltivato protetto da siepi, alberi di ulivo e marogne, i tradizionali muretti a secco che da sempre, in Valpolicella, definiscono le proprietà terriere”. Ci siamo: il riferimento è a qualcosa di tangibile e di storico. Rimane ancora nell’ombra il perché quello dovrebbe essere un luogo frequentato “dai giusti”. Giusti come cognome? No. Giusti in senso di giustizia ed equità, virtù e passione? Forse. La prendiamo per buona. Il packaging è molto essenziale. Nome in grande, Nero, rosso e bianco, colori che staccano. Sotto al nome un anziano vignaiolo siede su un muretto rimirando il panorama. Sicuramente di forte impatto e dotato di una buona originalità. Servirebbe forse qualche particolare in più per completare lo storytelling. Anche a costo di inventarlo.