Quel Gran Tocco di Rosatello

Mormaj, Colline Pescaresi Igt Rosato, Tocco d’Italy.

L’analisi di questa etichetta non è facile. Non c’è niente da dire e forse ci sarebbe molto da fare. La semplicità, certo, è una delle chiavi di volta del packaging. Ma in questo caso viene espressa con elementi che non incidono e con qualche discrepanza. Quello che vediamo è una collina rosa (il vino è un rosato: ci può stare) che potrebbe rappresentare anche il fluido stesso contenuto nella bottiglia. Il nome del vino, scritto con un carattere poco leggibile, richiama assonanze orientali, nipponiche, fuorviando la comunicazione. Come nasce questo nome? Dall’unione di Monti MORrone e MAJella, dalla toponomastica dove ha sede l’azienda vinicola in questione. Nome di fantasia ma “pescato” un po’ a caso, generando un nome sicuramente fonetico (rotondo) ma poco significativo, quindi poco memorabile, se non viene spiegato. “Mormaj” richiama, “ormai”, oppure un “mormorare” e anche la parola “mai”. Insomma, leggendolo, il cervello cerca appigli e non trova nulla di interessante. Per il resto l’etichetta si presenta in bianco con scritte di legge centrate. Ultima osservazione: il nome del produttore “Tocco d’Italy”. A parte il suo significato esplicito, deriva anche dal fatto che la sede dell’azienda si trova a Tocco da Casauria (nome di località alquanto particolare). Avremmo preferito un più lineare Tocco d’Italia, avrebbe avuto senso e comunque leggibilità anche all’estero, senza imitare per forza i noti Eataly e Vinitaly.