Santa Barbara.
Arte moderna? Forse sì. Un sogno vagamente rappresentato? Può essere. Certo che questa etichetta è una delle più “strane” mai viste nel panorama vinicolo italiano. Un vortice di colori con al centro un volto. Abbastanza enigmatico, per così dire. Molte perplessità sulla sua efficacia in termini di comunicazione. Ma a volte i produttori di vino creano delle etichette in modo “affettivo”, guidati da emozioni che chi osserva dall’esterno non può o non riesce a comprendere. Il nome del vino è “Pignocco”, la spiegazione la troviamo nel sito aziendale: “Il nome è ripreso dall’antica fantasia popolare degli abitanti di Barbara che avevano soprannominato pignocco un imponente pino dalla chioma rotondeggiante situato in cima a una collina coronata dai nostri vigneti”. Notazione funzionale: nell’etichetta, in alto troviamo il nome del produttore “Stefano Antonucci” e in basso il nome dell’azienda, “Santa Barbara”. Sarebbe meglio utilizzare uno o l’altro, per non generare confusione. La spiegazione che riguarda il nome dell’azienda è legata al nome della località: “Nei secoli Santa Barbara divenne la protettrice del borgo ed è, da sempre, un’immagine cara ai suoi abitanti che fin dall’antichità ne venerano il culto. Ancora oggi siamo molto legati ad un’antica statua, custodita all’interno nell’omonima chiesa barocca ed anche ad una pala sacra risalente al Seicento, attualmente esposta nella sede del Comune di Barbara”.