Monocromo #1, Passerina del Frusinate, Agricola Macciocca.
Il vitigno è di quelli poco noti e poco longevi, si dice. Mario Macciocca decide invece di creare un vino destinato a un consumo più consapevole e anche “durevole”. Siamo nel Lazio, in Ciociaria, esattamente a Piglio, località nota più che altro per un vino rosso, il “Cesanese”. In questo caso si tratta di un bianco che di “immacolato” ha anche il tema dell’etichetta, decisamente spaziosa, leggermente argentata, di sicuro strana. Potrebbe risultare infatti monotona, con quel senso di monocromia espressa anche nel nome: “Monocromo #1”. Vediamo di capire meglio. La definizione del produttore per questa linea di vini (esistono anche Monocromo #2 e #3, un rosso e un rosato) è questa: “…vini concepiti con la volontà di minimizzare l’intervento dell’uomo”. Forse per questo gli “interventi” di grafica, in etichetta, sono pari a zero. Nulla più che un fondo colorato e il nome del vino, anch’esso minimalista. L’efficacia dell’etichetta, se mai dovesse essere riscontrata, è quella di essere diversa, di esprimersi in silenzio, di non dire niente, di lasciare a chi osserva ogni tipo di “auto-emozione”. Arte minima, toni uniformi, il nulla elevato a comunicazione. A volte funziona. Il vuoto in realtà è pieno di qualcosa, recitano i tomi orientali. A noi sembra un modo di esprimersi piuttosto remissivo, rinunciatario, ma in fondo anche gli abiti di Giorgio Armani sono così, e in fin dei conti risultano molto eleganti e davvero molto richiesti.