La famiglia proprietaria di questa piccola azienda della provincia di Fermo coltiva uve dal 1970, quando Romolo e Remo (gli avi marchigiani, non gli Antichi Romani) hanno piantato le prime vigne. Oggi Davide e Stefano portano avanti la tradizione con i vitigni del territorio. La bottiglia che mostriamo è infatti un Falerio Pecorino, da abbinare al pesce o ad altri piatti leggeri. Veniamo al nome del vino: “Dezi P.”. Un enigma molto semplice: dove Dezi è il cognome di famiglia, possiamo ben dire che “P.” è il nome del vino. Ma perché una lettera puntata? Che obiettivo di comunicazione può avere? Generare curiosità? Chissà. A noi risulta piuttosto riduttivo, per utilizzare un eufemismo. “P.” starà per Pecorino, il vitigno, facile a dirsi. Ma non basta a giustificare una scelta che risulta sterile a livello di percezione, di marchio, di qualità, di memorabilità e quant’altro. La grafica: molto essenziale con qualche particolare. Il puntino della “i” di Dezi è in realtà il marchio aziendale (due “R” speculari, Romolo e Remo, i fondatori, in rosso). La “P.” viene collocata su un tassello rigato che fa da sfondo. Cosa significa? Non riusciamo a trovare una risposta razionale. Diciamo che è semplicemente “decorativo”. Il resto è piatto, sfondo chiaro, le diciture di legge. Parafrasando una famosa canzone degli anni ‘70 potremmo dire “bella, senz’anima” (Riccardo Cocciante), ma forse nemmeno bella.