I due titolari di questa azienda vitivinicola che conta 6 ettari terrazzati nella Conca d’Oro dell’Amarone, dedicano molta attenzione ai nomi. Cosa rara in Italia. Un altro che può vantare questa peculiarità personale è un tale Angelo Gaja che per i suoi vini ha cerato nomi discutibili (spesso in dialetto), ma certamente originali. Ma torniamo all’azienda “Elèva” di Raffaella Veroli (enologa) e Davide Gaeta (professore) e alla spiegazione che troviamo nel sito web: “Perché “Elèva”? Perché fin da subito si è voluto dare un’idea di questa realtà: Eleva è un’azienda che si trova in una posizione “alta”, in collina, a quasi 300 m/slm. Inoltre, “elevare” è un termine che in enologia significa affinare, in particolare in legno; una pratica che viene applicata in genere ai vini di maggior pregio, quali appunto sono per l’azienda l’Amarone della Valpolicella e il Valpolicella Ripasso”. Il concept non fa una grinza. Passando al vino, in questo breve articolo parleremo dell’ultimo nato, abbiamo un mix tra il morbidone Merlot e l’ispida Oselèta, a creare un equilibrio perfetto in bevibilità. Il vino è stato chiamato “Cercastelle”. Neologismo purissimo ma in grado di evocare sensazioni romantiche da inizio estate. Questo nome trova un rational nella volontà di inserire in gamma, nel “firmamento” dei vini dell’azienda, una stella nuova, forse la più lontana rispetto alle denominazioni tipiche della zona (Amarone, Recioto, Valpolicella Ripasso). Nome certamente originale, etichetta elegante, con particolari in oro, raffigurante un universo ignoto quanto sognante.