Tinto, Alicante Bouschet,
Ecco l’ultima (la più recente) invenzione del Guercio. Sarebbe a dire Sean O’Callaghan, impiantato nel bel mezzo del Chianti Classico, in quel paradiso di ulivi e vigne che si chiama Radda. A sorpresa si tratta di un vino “frizzante”, o anche “mosso”, come direbbero in Oltrepò dove quella tipologia di vini è tradizione. Certo il vitigno non è di quelli classici (e si ricollega al nome del vino, “Tinto”): l’Alicante Bouschet è un incrocio tra Petit Bouschet e Grenache che da vita a un’uva “tintoria”, come di dice in Spagna, cioè molto scura, come un inchiostro. Un esperimento l’incrocio (diffuso soprattutto in Spagna, Portogallo e Cile), un esperimento questo vino pet-nat che il Guercio e il suo socio austriaco Egger, decidono di tappare con la chiusura metallica a corona. Veniamo al packaging. Il nome del vino, come già detto, è “Tinto”. Dallo spagnolo. Insomma, vino rosso. Discutibile per il mercato italiano, ma trova il suo rational nel colore del vino e nelle origini del vitigno che lo compone. Questione risolta. E cosa dire della piovra che campeggia in primissimo piano sull’etichetta? Bella l’illustrazione, ispira simpatia al primo sguardo. Il mollusco cefalopode regge con un tentacolo lo stemma aziendale, per il resto ammicca attonito forse in attesa di essere messo in pentola. Che il polpo sia un consiglio di consumo? O più probabilmente il riferimento a quella particolare caratteristica di questa specie che consente loro di emettere una sostanza nera come l’inchiostro per autodifesa.