Un Futuro un po’ Troppo Futuro

Alba, Blend di Rossi, Luigi Drocco.

Diciamo subito che di vini che si chiamano “Alba” ce ne sono molti, forse troppi. Tra il riferimento al sorgere del sole e quello alla cittadina, capitale italiana del Nebbiolo. In questo caso quella piccola ma molto visibile variazione, la “a” finale rovesciata specularmente, consente di ottenere una furtiva attenzione, permettendo alla bottiglia di distinguersi meglio (tra tutti gli altri vini che si chiamano “Alba”). L’etichetta è tutta molto particolare, si potrebbe dire anche strana. Le sagome di una bimba e di un bimbo giocano a palla. La sfera dorata che vola sopra le loro teste potrebbe essere anche il sole. Sullo sfondo ombre plumbee e onde collinari. Il tutto in una situazione modernista che non convince. Saranno i toni scuri, l’ambientazione fantascientifica, lo stile molto asciutto, fatto sta che la grafica non conquista. Sembra di essere in un mondo post-atomico dove gli esseri umani somigliano molto a degli automi. E dove la natura ha dovuto cedere il passo a qualcosa di tecnocratico. In basso, inciso dentro a un mezzo globo tutto nero, leggiamo il nome/marchio del produttore. In generale si è forse cercato di ottenere una spiccata originalità forzando la mano verso mondi percettivi che non appartengono al settore del vino. La tenerezza di due bimbi, i nipoti del fondatore, futuro dell’azienda, come spiegato nel sito del produttore, diventa una posa plastica, un po’ artificiosa e senza quell’emozione che ci si auspicava.