Weinhaus Cuba am Rhein.
Non ci si aspetta di vedere, su una bottiglia di vino tedesca, produzione della Renania-Palatinato, un bella cubana con tanto di sigaro. E nemmeno ci si riesce a spiegare, di primo acchito, il nome di questo produttore: “Cuba am Rhein”. Cerchiamo di capire. La sede e i vigneti di questa azienda vinicola famigliare si trovano a Kaub, piccola cittadina sulle sponde del Reno. Ebbene, sembra che in precedenza questo paese veniva citato come “Cuba Villula”, cioè “piccola Cuba”. Il proprietario dell’azienda giustifica l’adozione del nome “Cuba sul Reno” dicendo che “Molte persone associano Cuba ai Caraibi, ai sigari, al rum, alla danza e alla musica! Uniamo il suono del nostro vino, che cresce su ripidi pendii di ardesia, con il "Suono di Cuba" che delizia le persone e entra nella loro anima come salsa, rumba, mambo e cha-cha-cha…”. Molto bello evocare i ritmi caraibici, allietano tutti, anche senza vino, ma in realtà l’origine di questa “Cuba germanica” viene così raccontata dal Wikizionario tedesco: “Kaub fu menzionato per la prima volta nel 983 come "Cuba villula", il piccolo villaggio "Cuba". Da questo si è sviluppato l'attuale nome Kaub. Il nome Cuba consente diverse interpretazioni etimologiche. I primi ritrovamenti di tombe celtiche nell'area parlano del celtico "cabi" (ingl.: piccola casa). Un'origine latina derivata dal verbo “cubare” (ingl.: to camp) è facilmente ipotizzabile a proposito di un possibile avamposto romano sul Reno. La spiegazione in forma di leggenda, propone una terza possibilità che fa derivare il nome dal sostantivo latino “cupa” (coppa o anche il tino e la botte). Dopo essere stato lapidato a Magonza, si dice che San Teonesto sia stato spinto lungo il Reno in una vasca bucata e salvato dai residenti locali vicino a Kaub”. Alla fine ci ritroviamo con una etichetta davvero bizzarra (lo è anche il titolare, Marcel Farcas, di origini Rumene, trapiantato in Germania), un vino che si chiama Adriana, e una bellissima frase che rappresenta la filosofia dell’azienda (che apre il sito internet): “Il lavoro è amore reso visibile. E se non puoi lavorare con amore, ma solo con riluttanza, allora è meglio lasciare il tuo lavoro e sederti alla porta del tempio per chiedere l'elemosina a coloro che lavorano con gioia”. (Khalil Gibran)