Nebbiolo d’Alba, (Vigna Valmaggiore), Marengo.
Il Piemonte è quella regione d’Italia dove, oltre a garantire ottimi vini, le tradizioni, anche sotto forma di usi e costumi, sono rimaste inalterate nel tempo. Questa modalità si ritrova molto spesso nelle etichette dei vini, con stili che appartengono al passato e che richiamano, non senza nostalgia, simboli arcaici. Questo avviene soprattutto nelle zone storiche, del Barolo, del Barbaresco, al di là e al di qua del Tanaro, nelle Langhe e nel Roero. Proprio dove opera il produttore del quale riportiamo l’etichetta qui a fianco. Si tratta di un Nebbiolo d’Alba, cugino di vini più celebrati ma ugualmente di finissima trama. Vediamo quindi il packaging nel dettaglio. In alto, il cognome della famiglia che da 4 generazioni produce vino: Marengo. In rete si trova in realtà la dicitura “Mario Marengo”, in riferimento al padre dell’attuale vignaiolo, Marco. Sotto al cognome di famiglia c’è un disegno, piuttosto abbozzato, con un vecchio cascinale (che somiglia molto a una tipica fattoria americana, a dire il vero). Poi abbiamo il nome della Doc e quindi il nome della vigna di provenienza delle uve: “Vigna Valmaggiore” che può diventare il nome del vino, visto e che ufficialmente non ne possiede uno. Il fondo è un aranciato tenue, l’elaborato, come già detto, tradisce una certa malinconia grafica, una linearità tutta sua, senza sfarzo, proprio no, puntando sul “come si è sempre fatto”. Funziona? Ancora sì. Il territorio traina le vendite. Ma il packaging antagonista sta su un altro pianeta.