Fattoria Carpineta Fontalpino.
Il racconto di questa azienda toscana, che si trova a Castelnuovo Berardenga in provincia di Siena, può ragionevolmente iniziare dal suo nome, come scrivono i titolari nel sito internet: “Carpineta Fontalpino è l’antica denominazione della nostra terra, figlia dei luoghi storici in cui si trova: la carpineta, luogo di alberi di carpino, pianta dalle foglie con il dorso color argento, e il fonte-al-pino, in richiamo ad una sorgente secolare, un tempo circondata da pini, che si trova all’interno della nostra tenuta”. Un nome storicamente e concettualmente circostanziato fa sempre buon gioco. L’azienda oggi è diretta da Filippo e Gioia Cresti, fratello e sorella, e può vantare una datazione che risale al 1800. Qui riportiamo l’etichetta del loro vino top di gamma, un “supertuscan” generato da vitigni Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot, che si chiama “Do ut des”. La spiegazione del nome del vino, sempre da parte del produttore è questa: “Conduciamo l’azienda agricola che hanno costituito i nostri genitori lavorando intensamente, con la consapevolezza che il lavoro della terra dà solo a chi fatica e si impegna, poiché nulla si ottiene senza sacrificio. Non a caso, abbiamo dato il nome di “Do ut des” al nostro vino più pregiato: do, affinché mi venga dato. Una preghiera alla nostra terra”. Tecnicamente, dal latino, “Do ut des” viene tradotto con (da Treccani): “do (a te) perché tu dia (a me). Nel diritto romano, denominazione di un tipo di contratto innominato, che si configura quando la prestazione già eseguita e quella che si aspetta in cambio consistono entrambe nel trasferimento di proprietà di una cosa (permuta)”. In etichetta, a tutto campo, ma spostato sulla destra, vediamo un fiore rosa, probabilmente una delicatissima camelia che dona al packaging un aspetto decisamente femminile (mentre il vino e di quelli che potremmo definire “maschili”). Nel complesso eleganza e classe: sensazioni di qualità e cura.