Valle Buia, Sangiovese e Colorino, Fattoria Sardi.
"Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita..." canta il Sommo Poeta. E il nome di questo vino (blend di rossi con prevalenza di Sangiovese) riporta sicuramente e direttamente a qualcosa di oscuro, come l'assenza di sole, se non ad altre accezioni mistiche e recondite. Ma perché chiamare un vino "Valle Buia"? Quando anche i meno esperti sanno che l'uva, la vite, la vigna in generale ha bisogno di luce più di ogni altra cosa? E perché scrivere questo ombroso nome in modo che graficamente riporti ad una umida nebbiosità? (anch'essa molto negativa per le uve) Il potenziale acquirente potrebbe legittimamente porsi il problema: se questo vino è frutto di grappoli cresciuti in una valle buia e nebbiosa forse non sarà molto buono. Insomma si ha la sensazione che il produttore in questo caso sia partito con il piede sbagliato, forse volendo onorare il nome locale di una zona determinata, ma che esprime un concetto negativo per il prodotto e che rischia di mettere sotto una "cattiva luce" l'azienda nel suo complesso. I nomi degli altri vini della gamma sono normali, non rabbuiati da parole oscure, ma questo in particolare non trova razionale spiegazione. Speriamo solo che all'apertura della bottiglia, all'assaggio vero e proprio, la sensazione di piacevole solarità possa compensare il nome e le sensazioni iniziali fornite dalla sconcertante comunicazione in etichetta.