I Heart (+ vitigno), Zinfadel Rosé, I Heart Wines.
Il caso rappresentato ed evidenziato da queste etichette di vino è soprattutto un caso di marketing. Oltre che di immagine vera e propria. Una operazione imprenditoriale ben studiata così come è stato ben studiato il packaging. Dietro all'idea di proporre una selezione dei più noti vitigni internazionali (senza realmente produrli, ma prendendoli già fatti), come dichiarato dall'azienda in questione, c'è un intento di semplicità. Una proposta chiara e comprensibile a tutti, nella sua dinamica commerciale e, prima ancora, nella comunicazione. Il cuore come elemento chiave del visual, questo si evince subito ad una prima osservazione. Un cuore, al centro, la cui forma viene forgiata dal testo esplicativo della proposta al cliente, la parola cuore ripetuta (heart), un cuoricino alla base dell'etichetta e uno anche sul collarino della bottiglia. Il nome del vino? "I Heart Chardonnay" piuttosto che "I Heart Prosecco" e così via. Dove il noto "I Love" viene sostituito con una parola più tecnica, più dura nella fonetica, ma che fa diretto riferimento la cuore come forma, senza perdere il significato di "amore". Si potrebbe comunque tradurre in "io amo" o nell'orribile ma diffuso modo di dire, sviluppatosi nei social, "io cuoro". Nome sinergico, quindi, con tutto il "sistema di comunicazione" che è stato creato attorno al progetto. E design dell'etichetta ben studiato, nei minimi particolari, sia pure lasciando letteramente spazio alla pulizia grafica, al bianco, ad una modernità che non ripudia certo le emozioni basilari dei luoghi comuni. Ma con intelligenza.