Burrone, Chianti Classico, Cà di Pesa.
Si tratta di un caso quanto meno curioso, quello che riguarda il nome di questo vino. Siamo nel Chianti Classico, tra Siena e Firenze, dove il Sangiovese regna sovrano da secoli. E dove il riflesso di notorietà, ormai mondiale, di questo bel pezzo d’Italia fa vendere il vino quasi col pilota automatico. Questo Chianti Docg si chiama “Burrone”. Esatto, proprio come un crepaccio di montagna. Oppure, se vogliamo metterla sul “tecnico-degustativo”, come un “grande burro” (sentori di vaniglia e affini, spesso presenti se il vino viene invecchiato in botti piccole). Il mistero si infittisce apprendendo che il titolare dell’azienda si chiama Marco Burroni (con la “i” finale). Certo, chiamare il vino “Burroni” invece di “Burrone” non avrebbe cambiato le carte in tavola: si tratterebbe sempre di una accezione negativa, quella che affiorerebbe in prima battuta. Per il resto, l’etichetta si muove su canoni classici, presentando un design incorniciato e glabro, con al centro dello spazio una antica campana in bronzo. Cimelio della zona, ipotizziamo, ma senza accenni storici particolari nel sito del produttore (si scorge la sagoma di un frate con un neonato).