A taj, Chardonnay, Cascina Castlet.
Bella, bella, bella. Non tanto l’etichetta che se vogliamo possiamo definire “tipografica”, cioè fin troppo “parolata”. Bensì la descrizione di questo vino, tra il poetico e il narrativo-filosofico, che il produttore propone al proprio pubblico nel sito web aziendale: “Una nuvola colma di parole. Un dizionario antico di suoni e significati sorprendenti. Sono gioco e memoria. Se fossi lapide avrei le lettere scolpite nella pietra. Le mie sono incise nell’aria di queste colline. Modi di dire e richiami, metafore e paragoni. Nomi e suoni che hanno attraversato il tempo. Chi non le comprende le liquida come espressioni del dialetto. Qui si rispetta la lingua dei padri, trasmessa di bocca in bocca, di madre in figlio, e ancor oggi usata per affinare e rendere più viva una frase. Ci sono parole che paiono prese a prestito da lingue lontane. Testimoni dei secoli solcati dai viaggiatori, commercianti e eserciti. Uomini spinti dalla fede o dalla sete di potere, dalla fame o dalla voglia di scoprire l’oltre. Ogni uomo lascia un segno, a volte anche solo una parola. Quante ne sai nascoste nella tua memoria? Prova a legger le mie mentre assaggi lo chardonnay che mi dà vita. Scoprirai assonanze e intuizioni. Aggiungine pure tu, coglile dal tuo sapere e mettile sulla giostra dei suoni. Sono Ataj. Chi mi pronuncia dice di cosa giusta al momento giusto”.
Se approfondiamo la comprensione di questa etichetta possiamo aggiungere che il nome del vino, “A taj”, sempre con le parole del produttore: “...in piemontese significa utile, bello, che giunge al momento giusto”. Interessante anche la dinamica collettivista che ha portato alla realizzazione dell’etichetta: “Per scegliere il nome a questo nuovo vino, la nostra azienda ha indetto un concorso tra clienti ed amici; in tantissimi hanno risposto e un centinaio di proposte sono state scritte sull’etichetta in ordine sparso e casuale a formare quasi una nuvola di parole che evocano i vari aspetti del vino, usando metafore e dialetto, semplici sintagmi, provocatori solecismi e ricercate antiche dizioni; da questa nuvola di significati emerge A TAJ, al centro, come una scelta naturale”. Complimenti per l’estro e la creatività. Soprattuto nell’arcaica cultura del vino piemontese, nonostante il dialetto (che più volte abbiamo osteggiato in questo blog), chi osa vince.