Il nome dell’azienda è particolare: Rapatà. Ne ignoriamo l’origine. Il claim è: “Vini di pianura”, non molto valorizzante, ma tant’è, contenti loro. Le etichette non sono male, si fanno notare con toni cromatici forti e non comuni. Quella che riportiamo qui a sinistra è quella del Cabernet (con Merlot). Gli altri vini in gamma hanno la livrea blu cobalto (blend di Merlot e Cabernet che si chiama “i Grilli”) e giallo terra di Siena (blend di Trebbiano e Pinot Bianco che si chiama “Le Lucciole”). La nostra attenzione è stata attirata da quello strano grillo che è stato posizionato al centro dell’etichetta (e che funge anche da logo aziendale): sulle sue antenne si stagliano grappoli d’uva dorati. Il disegno è particolare: ci si potrebbe intravvedere anche un cavatappi, con un po’ di fantasia. Fatto sta che l’etichetta attira l’attenzione. Certo, non a tutti piacerà vedere un insetto sulla propria tavola, ma di certo non manca originalità. Un altro claim, ripetuto nel sito web è: “Poche bottiglie ma buone”. Infatti la produzione di questo vino si limita a 200 bottiglie da 0,75 e 50 magnum. Prosit!