Barabao, Garganega, Cà dei Maghi.
“Barabao” ha tutta l’aria di essere il nome dello gnomo accigliato che appare in etichetta, oltre ad essere il nome del vino, naturalmente. Certo che quella presenza un po’ ostile (forse ha paura che gli venga rubato il vino che tiene nella sua cantina) non è confortevole. Sia pure nella misura in cui, subito dopo un velo di preoccupazione subentra la simpatia di questo packaging. Tratti puliti, fiabeschi, grazie a uno stile illustrativo da narrazione, accompagnati da una scritta in corsivo: “Una casa sulla collina di Fumane, le scintille che escono dal comignolo e la polenta scompare dalla griglia. “Ci sono i Maghi”, si diceva in paese”. Insomma, il nano-mago ha pure molta fame e si diverte a fare gli scherzi, e quindi il ladruncolo è lui. La storiella coinvolge, genera allegria, a partire proprio dal nome, onomatopeico, ove “Barabao” diventa una specie di formula magica, foneticamente simpatica e ridondante. Proporre gnomi e folletti in etichetta non è certo originale, se ne vedono tanti, ma la modalità, anche grafica, di questo racconto rende il tutto plausibile.