Giochessa, Vermentino, Le Vigne di Silvia.
Il vino che in questo post proponiamo in analisi estetica viene prodotto dall’azienda “Le Vigne di Silvia”. In realtà le vigne sono anche di Stefania. Due sorelle che stanno continuando l’attività del padre e del nonno, prima di loro viticoltori nella zona di Bolgheri. Il Vermentino che vediamo qui a sinistra ha fatto seguito alla produzione iniziale di rossi, tipicamente “bordolesi”, della zona. Siamo sulla Costa Toscana, dove il mare fa il proprio gioco con brezze saline e temperature miti anche nelle stagioni fredde. Il vino in esame si chiama “Giochessa”. Nome che non può evitare di attirare l’attenzione. Si tratta di una parola poco usata fuori dai confini della Toscana. E anche lì deve essere spiegata. Ed ecco che ci giunge in aiuto il testo pubblicato dall’azienda nel proprio sito internet: “Giochessa è un termine utilizzato per descrivere una beffa o uno scherzo ma in Toscana viene usato anche per identificare un dribbling o una finta particolarmente estrosa che permette di eludere gli avversari sui campi da calcio. Silvia calciatrice italiana di livello internazionale con la passione per la campagna non poteva scegliere nome migliore per descrivere un vino di tale personalità”. C’è tutto: un accenno di regionalità (una parlata, più che un dialetto, in questo caso), un fatto concreto relativo alla vita della titolare (il gioco del calcio), la particolarità di una espressione inconsueta. Peccato che graficamente l’etichetta non presenti il medesimo graffio percettivo: per quanto è intrigante il nome del vino, tanto è poco espressivo il packaging. Vediamo in alto un accenno ad un pesce stilizzato (consiglio di abbinamento), molto esile e dotato di scarsa incisività. Per il resto si tratta di una etichetta classica, ordinata, senza guizzi (se non quello del pesce già descritto). Alla base dell’etichetta, poco visibile ma aggraziato, il logo aziendale.