Purato, Catarratto e Pinot Grigio, Santa Tresa.
È nato “Purato”, il vino più “green” dell’universo. Il concetto viene rafforzato fino alla nausea in etichetta. Vediamo cosa si legge nel packaging oltre al già citato nome del vino. In ordine dall’alto: “Pura Sicilia”, poi vediamo una coccinella sul nome “Purato”, quindi i vitigni che compongono il vino, poi in basso “Made with organic grapes”, poi ancora “vegan friendly”. Sulla destra una scritta in verticale in corsivo recita “80% recycled glass. Paper from responsible sources. 100% recycled cardboard”. Insomma le ha tutte. Nei siti specializzati in ecommerce viene ulteriormente aggiunto: “lightweight bottle, vegetable ink on label, carbon neutral certified” e si potrebbe continuare ancora. Certo che l’argomento “green” è stato affrontato con tutte le armi a disposizione. Divulgato con puntuale solerzia. Si tratta di un mercato di nicchia, anche in America (dove è principalmente destinato questo vino), ma chi lo commercializza avrà fatto bene i conti... contando comunque di venderne qualche pallet. Nota a margine: la bottiglia è dotata di screw-cap, il tappo a vite, che molto green non è. Ma i costi di produzione hanno la loro importanza. E il pubblico anglosassone non protesta se non trova il classico sughero, anzi, agli svitamenti “pratici al consumo” sono abituati. L’etichetta in questione vanta una illustrazione molto originale, molto colorata, che ritrae il mondo vegetale e animale, la natura insomma, certo con uno stile minimale che non porta troppa allegria. Qualcuno, comunque, continua a preferire un fiasco di rosso di quelli rustici ma veraci. P.S.: il nome del produttore, Santa Tresa, non è un errore, si chiama proprio così, traendo origine dalla Contrada Santa Teresa (Ragusa) dove ha sede.