Aprimondo (Appassimento), Sangiovese/Primitivo/Nero d’Avola, Caviro.
La nota e colossale organizzazione enoproduttiva Caviro, con sede in Romagna ma ormai ramificata in tutto il mondo, ha creato la linea “Aprimondo”, tre vini da appassimento, da vitigni diversi, autoctoni italiani. Il nome è evocativo anche se non bellissimo (nel significato sì, nella fonetica meno). Si tratta di una trovata che si rivolge principalmente all’estero, sia pure “significando” in italiano. Una apertura verso il mondo che per l’azienda è soprattutto commerciale, concretamente. Ha però anche un suo percepito nel senso di “donare” al mondo (a pagamento, s’intende) vini prodotti con vitigni storici e tradizionali dello stivale, con una vaga intenzione didattica. Il vino, si può anche dire, apre dei mondi, che sono quelli della gastronomica, dell’accoglienza, della cultura locale, della convivialità. In questi casi accomunati della ricerca di concentrazione gustativa e olfattiva generata dall’’appassimento. Graficamente l’etichetta è ben curata, anche se l’illustrazione arzigogolata protagonista del packaging è un po’ stereotipata. Insomma se ne vedono molte con questo stile. La decorazione e la finezza del design genera preziosità, non c’è dubbio, e attribuisce al prodotto un surplus di valore percepito. Il marketing ha lavorato bene e, siamo sicuri, anche il plotone di enologi che segue le produzioni dei questa azienda leader della vitivinicoltura.