Sempremai (Sorte), Abrostine (vitigno), Cuna (Federico Staderini).
Decisamente intrigante il nome di questo rosso toscano che nasce in provincia di Arezzo. Particolare anche il vino, da un antico vitigno etrusco praticamente sconosciuto. Ma vediamo cosa si legge in etichetta: in alto quello che si può ritenere il nome ufficiale di questo rosso, “Sempremai Sorte”. Laddove la sorte non è sinonimo di destino (o di fortuna, come si dice, buona sorte) bensì una accezione toscana per il verbo “uscire”, sortire. L’attenzione va innanzitutto sull’unione delle parole sempre e mai, a formare un Sempremai del quale si potrebbe parlare per ore, tanto filosoficamente intraprende vie infinite. Sempre e mai, nello stesso tempo, il vuoto cosmico, un pieno d’anima. Oppure un “mai” che succede sempre, e quindi afferma e nega se stesso allo stesso tempo. E’ un dedalo infinito che si rincorre e che annebbia la mente. Probabilmente lo stesso effetto di questo vino, forte, denso, scuro e inebriante. Sempremai Sorte significa, di fatto, che il “prodotto” esce, cioè si manifesta, cioè viene messo in commercio “sempremai”. Cioè attenti voi che lo desiderate perché se ne producono solo 3000 bottiglie e spariscono subito. Alla base del packaging ancora un enigma: “Sortirà” e il nome dell’azienda, Cuna. Sortirà, uscirà, chissà. Stranezze che attirano l’attenzione, per un vino sostanzialmente sperimentale e per pochi. E il disegno al centro dell’etichetta? Un acino umanizzato? La dea della vigna? Un disegno infantile? Per oggi (e per sempre) basta così.