Banditone di Campotondo, blend di rossi, Cantina Campotondo.
Il nome di questo vino parla di sé, “veste” il vino che rappresenta e racconta qualcosa del produttore. Fa molte cose, come dovrebbe sempre essere preteso da un nome. “Banditone di Campotondo” è un bel nome perché attira l’attenzione, provoca: chi lo sente per la prima volta si chiede ci sarà mai questo banditone, che storia può raccontare, sarà un bandito buono o cattivo? La ragione risiede nella tipologia di vino: austero, forte, generoso, pretenzioso (in termini di abbinamento col cibo), anche un po’ violento, come si addice a un rude bandito. Ma alla fine dal cuore buono. Questo vino, per dichiarazione del produttore stesso, è l’icona di una piccola azienda toscana nata solo nel 2000, e posizionata tra il Monte Amiata e la Val d’Orcia, tra colline arcaiche e poetiche. Le produzioni sono piccole, e la passione grande. Ma veniamo all’etichetta: il nome del vino, in basso, precede la menzione della Doc Orcia. Caratteri di scrittura chiari e leggibili. Al centro, protagonista del packaging, un grande sole-meridiana che ritroviamo anche come texture sullo sfondo. La grafica è di stile classico, l’impatto comunque c’è anche se questi stilemi mancano in parte di originalità. E’ un tipico caso in cui il nome la fa da padrone. Anzi, da banditone.