Xanadu, Chardonnay, Xanadu Wines.
Un nome che è subito magia. Nome del vino e della cantina, in questo caso. Un nome che evoca tanti ricordi e sensazioni, a partire dalla nota canzone degli anni ‘80 eseguita da Olivia Newton-John, dall’omonimo album per l’ugualmente omonimo film. Ma le origini di questo nome sono tutt’altro che commerciali: si tratta di una antica città mongola, capitale estiva dell’Impero Cinese attorno al 1300 (in cinese: Shangdu). Di questa letteralmente favolosa città (ma esistita davvero) parla anche Marco Polo nel Milione. Fatta edificare da Kublai Khan dopo essere diventato imperatore della Cina unificata nel 1271, si narra fosse una specie di Samarcanda, una di quelle città che per qualche secolo diventa crocevia di culture e di popoli. Simbolo di una civiltà, della sua ricchezza e del suo progredire. Certo questo nome è stato evocato e utilizzato in tutto il mondo per la sua capacità, esotica, di farsi ricordare e di poter raccontare qualcosa di “prezioso”. Questo produttore della Margaret River (Australia) l’ha adottato a pieno titolo. L’etichetta di questo Chardonnay in purezza lo riporta in modo molto chiaro, seguito dal varietale e dalla zona di produzione. Sullo sfondo vediamo un tessitura di foglie di vite e grappoli come una decorazione da antico arazzo. Un’etichetta elegante ma con garbo, senza sfarzo ma capace di farsi notare e ricordare.