Le storie dei vini d'Italia si intrecciano in modo "naturale" con tradizione, cultura, arte, costume e molte altre amenità che lo stivale porta con sé in dote. I vitigni, i vigneti, le generazioni di viticoltori sono testimonianze viventi. Spesso per "estrarre" queste storie è necessario perlustrare il "Paese Italia" e parlare con la gente. Ancora pochi, tra i produttori, decidono di rendere centrale, ad uso della comunicazione di un vino, un racconto, una leggenda o una vicenda del passato. Per dare personalità e spessore al vino stesso. Eppure i potenziali clienti hanno sete di conoscenza, hanno voglia di sapere "cosa c'è dietro" a un vino, al suo nome, alla sua stessa natura, intesa come terra e territorio. Pensandoci bene un vino ha sempre una storia da raccontare. Basta andare a cercarla, a volte semplicemente assaggiandolo e calpestando le zolle dove è "cresciuto". Meglio ancora, la storia, trovarla in etichetta, prima di stappare la bottiglia. In questo esempio, tutto sommato sintetico ma esortativo, la Cantina di Negrar (Domìni Veneti) spiega l'origine del nome, Verjago (da "Vallis Veriacus", toponimo utilizzato nell'Alto Medioevo per circoscrivere i confini della Valle di Negrar, "capitale" della Valpolicella) con un breve racconto: "Anno di grazia 971. Un documento attesta che nella Valle Veriacus, nel Vicus Vile e nel luogo detto Termino, un campo di viti cambia padrone. E' l'inizio di una nuova storia, della quale questo vino è oggi l'erede." La storia nella storia. Per dare sapore ad una esperienza gustativa che vive anche di sensazioni "conoscitive".