Immaginate di vedere queste bottiglie su uno scaffale di una profumeria, non stonerebbero. Anzi, sarebbe indispensabile avvicinarsi e leggere l'etichetta per convincersi che invece si tratta di un vino rosato. In questo caso a confondere non è solo la grafica in etichetta, che se vogliamo è anche "moderna e disinibita" con quel punto esclamativo rosso e i caratteri di scrittura "a mano". E' anche l'industrial-design, cioè la forma della bottiglia e la sua trasparenza, a trasmettere "codici di percezione" similari a quelli di riferimento per il mondo dei cosmetici. La lotta per risultare originali nei confronti dei concorrenti non dovrebbe varcare i confini dell'immaginario collettivo: per utilità "commerciale" pratica, non per conformismo, anzi, il conformismo è il peggior nemico della creatività! Il vino in questione è un blend di Syrah, Grenache, Rolle e per quanto riguarda il naming, dobbiamo anche registrare che "Made in Provence" non è una gran trovata. Identifica molto bene la regionalità ma con un "mantra" comunicativo già molto sfruttato in tutto il mondo, in tutti i settori merceologici.