Cortigliano, Syrah e Petit Verdot, Cacciagrande.
Siamo nella Maremma Toscana, dove i vitigni di origine francese si "sposano" (bene, dicono i viticoltori del luogo) con i vitigni toscani. A parte questo, il produttore che osserviamo oggi attraverso le sue etichette, ha deciso di anteporre il nome aziendale a quello dei propri vini. Infatti su ogni etichetta campeggia in evidenza il nome "Cacciagrande", accompagnato da una illustrazione antica che riproduce scene di caccia con uomini e cinghiali (probabilmente iscrizioni etrusche). Da questo punto di vista la "coerenza narrativa" c'è: maremma, cinghiali, caccia, storia, cibo, tradizione, vino, etc. La scelta di dare maggiore importanza al nome aziendale può derivare dalla volontà di affermare il marchio, soprattutto nei primi anni di attività, cioè quando si è di fronte ad una "immagine" non ancora storicamente affermata e "salda" nel conosciuto dei potenziali target.
I vini si chiamano quindi (in piccolo, in basso nelle etichette): Viognier, Maremma Toscana, Cortigliano e Castiglione. Si registra però una piccola (ma consistente) incongruenza nel logo (in alto a sinistra) formato da una T incastrata in una C. Probabilmente nato dalla volontà di comunicare sia il nome aziendale (Cacciagrande), sia il cognome della famiglia proprietaria (Tuccio). Questa modalità di "tenere il piede in due scarpe" può generare confusione e in generale non è consigliabile. Ogni "interruzione" del "filo conduttore" concettuale di una etichetta può recare danno a immagine e comunicazione.