Eremo San Quirico, Aglianico, Nativ.
Per questa analisi si parte del nome aziendale che, del resto, è posto in grande evidenza sull'etichetta, quasi come se fosse il nome del vino (e questo può essere un problema, potrebbe generare confusione nella comprensione). Nativ. A proposito di questo nome il produttore nel proprio sito web esprime un bel concetto: "Il nome è nato per rappresentare, attraverso le produzioni di vini autoctoni, l'origine della viticoltura italiana. Le uve coltivate in tali vigneti e in vigne secolari, rappresentano, oggi, un emblema della cultura italiana, ed il vino, prodotto da queste uve, rispecchia, meglio di ogni altro prodotto, il "made in Italy". Chapeau, direbbero i francesi. Ottimo, diciamo noi. Un altro motivo di plauso, per questa etichetta in particolare, va espresso per quanto riguarda l'illustrazione: un cavallo alato, o come minimo "volante" e che certamente fa volare l'immaginazione e trasmette un senso di storia, cultura, arte, passione ma con estro ed impeto. Il vero e proprio nome del vino, in questo caso, passa in secondo piano, anche come dimensioni di scrittura: Eremo San Quirico. Nome localizzato e localizzante, religioso, quasi sacrale. Nell'economia concettuale e grafica dell'insieme, ci può stare.