L'etichetta di questo Negramaro del Salento, a titolo del produttore Valle dell'Asso, graficamente si presenta con canoni classici e tutto sommato gradevoli. La scelta, abbastanza insolita nel mondo del packaging per il vino, di caratterizzare il nucleo dell'etichetta con un colore azzurro intenso, quasi blu, risulta originale, attenzionale e fors'anche elegante. Il riferimento alla Grecia Antica, oltre alla illustrazione di una moneta posizionata sopra al nome, è delegato principalmente a quest'ultimo: "Piromàfo". Strana parola, poco conosciuta, di accentazione difficoltosa, che il produttore giustifica così nel proprio sito internet: "Parola di origine greca che letteralmente significa 'combattente il fuoco', Localmente questo termine viene utilizzato per indicare un terreno resistente alla siccità". Ed ecco quindi la "razionalizzazione": la scelta di questo strano nome trova corrispondenza in una caratteristica "fisica" del territorio. Il concept è salvo. La cultura e la viticoltura anche. Un po' meno la leggibilità e quindi la memorabilità del nome. Ma non si può avere tutto da un'etichetta. O forse sì?