Vino Ricco, Stile Asciutto

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Fasèt, Sfursàt, Cà Bianche (Davide Bana).

Questa piccola cantina valtellinese (solo 4 ettari coltivati a vigna) ha scelto un linguaggio moderno per le proprie bottiglie. Questa scelta vale un approfondimento, tanto più che ancora oggi la Valtellina viene considerata una zona “chiusa”, molto tradizionalista, per quanto riguarda la vinificazione e anche per il marketing e la comunicazione. La cultura delle viticoltura e dei suoi prodotti, in Valtellina fanno fatica a rinnovarsi, a rimodernarsi, a cercare nuove vie di condivisione.
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Ecco quindi che i segni tribali (in questo caso il riferimento ad iscrizioni rupestri è molto probabile) che appaiono sulle etichette di Cà Bianche forniscono una chiave di lettura moderna (per come sono stati realizzati con ottima sintesi grafica) e attenzionale, con indubbia eleganza e fruibilità. Sulla bottiglia del “Fasèt”, il vino di punta dell’azienda (essendo uno Sforzato di Valtellina Docg) vediamo una specie di clessidra dai tratti molto spessi, in bianco su fondo nero. Per la cronaca, il nome del vino, fasèt, in dialetto locale significa “piccolo appezzamento di vigna situato tra due terrazzamenti”. Un omaggio alla lingua locale, quindi, reso però con una modernità innovatrice, soprattutto per quando riguarda il packaging. Negli altri due vini di questa azienda, La Malpaga e La Tèna (Rosso di Valtellina e Valtellina Superiore) viene riproposto sempre il medesimo stile ma logicamente con forme diverse. Anche il logo aziendale “Cà Bianche” si avvale di questo format grafico rastremato: si vede una cupola, con lo stesso tratto che ritroviamo sulle bottiglie, che evoca una sorta di protezione, di tetto, di casa-cantina. Innovazione nella tradizione, questa la via percorsa da questo piccolo produttore che potrebbe essere un valido esempio per tutti i vignaioli di quella zona.