Rosé Osé, Sangiovese e altre uve nere, Mani di Luna.
Sicuramente questa etichetta va collocata nella categoria dei packaging “caserecci”, cioè fatti in casa. Gli elementi che compongono il design simulano la scrittura a mano (e di fatto la matrice di stampa è stata ottenuta da quella modalità) e uno stile di illustrazione molto “disegnato”. Non può sfuggire la sensuale ragazza di spalle che pigia l’uva in un tino: immagine bucolica-erotica che viene supportata da un nome del vino senza equivoci: “Rosé Osé”. Forse perché i vini rosati sono da sempre considerati viatici di serate romantiche. Fatto sta che questa etichetta la mette decisamente su un piano attenzionale istintivo, qualcuno direbbe anche maschilista (e “meschinista”, tanto per non perdere la voglia di generare neologismi). Certo è più facile provocare attenzione “profanando” castità. Anche se qui l’immagine in questione conserva un proprio candore di campagna. Far l’amore nelle vigne attiene a una cultura contadina che non si è mai nascosta dietro a finte remore, proponendo il tema in decine di racconti e canzoni popolari. Il vino come veicolo di vita, intesa ad ampio raggio comportamentale e filosofico. Un accenno al logo e al nome aziendali: “Mani di Luna”, anch’esso molto semplice, tracciato più che costruito. Viene giustificato con una bella frase che si trova nella home-page del sito di questo produttore biodinamico umbro: “Le mani tracciano il percorso, la luna ne scandisce i ritmi, la passione e l’amore donano l’energia necessaria a creare prodotti unici”. Affiora poesia, sorriso, naturalezza.