Vignafranca, Trebbiano, Fratelli Barba.
Un’etichetta semplice, ma con qualcosa di insolito. Innanzitutto il suo carattere generale molto floreale, femminile, elegante, decorativo. Non denuncia un carattere incisivo ma si fa carico di alcune buone percezioni: la pulizia grafica fa sempre il proprio gioco. Ma vediamo i particolari: il nome/marchio aziendale, Barba, nell’etichetta in alto, è scritto con un carattere articolato, con un ricciolo sfizioso sulla seconda “B”, generato dalla gamba della antistante “R”. Un giochino grafico piacevole e caratterizzante. I fiori delle illustrazioni non sono nulla di speciale se non per i tratti netti in contrasto con un inchiostro “complesso”, color turchese (un cromatismo che si vede raramente nel vino, appartenente ad altri codici settoriali) che risulta anche luminescente, cioè con un effetto “brillantante” che, con la luce adatta, può fornire preziosità al tutto. Il resto è preciso, centrato, impaginato su un finto quadrato bianco del quale non si percepiscono i contorni se non immaginandone mentalmente gli spazi. Il nome del vino è “Vignafranca” che potrebbe far credere a impianti a piede franco. Invece si tratta di una vigna molto giocane. Quindi “Franca” potrebbe essere qualcuno di famiglia o il risultato di una toponomastica (ipotesi più accreditata). È un prodotto di medio mercato, ma l’etichetta lo eleva e lo pone comunque in quell’aura di bottiglie che si fanno notare e che probabilmente anche solo per questo possono generare l’atto di acquisto da parte dei consumatori.