Meraco, Cesanese,
Villa Cavalletti
(Cantine San Marco).
Villa Cavalletti
(Cantine San Marco).
L’arte moderna, si sa, è interpretabile. Nel senso che la sua bellezza e grado di accettazione dipende molto dalla soggettività. Definiamo così, in senso ampio, “arte moderna” (o contemporanea) lo stile con il quale è stato più illustrato che scritto il nome di questo vino. Si chiama “Meraco” che dal latino riconduce a “puro, schietto” (la parola suona male ma il significato, per un vino, è interessante). Purtroppo le lettere di questo nome non sono facilmente intellegibili. Tanto che in basso il nome del vino viene ripetuto con un carattere di scrittura più normale: semplicemente leggibile. L’illustrazione artistica che vorrebbe riportare al nome è di fatto protagonista dell’etichetta. Il packaging ruota tutto attorno a quella somma di forme e di colori, al centro, nella parte alta del fronte. I colori attirano l’attenzione. E anche le forme, che sono molto particolari. Ma proprio quelle forme rischiano di confondere le idee invece di edulcorarle, di stimolare la percezione. L’altro vino di questa azienda (il marchio è Villa Cavalletti, in sostanza una prestigiosa residenza sui Colli Albani) che si chiama Cantine San Marco, è il “Roma”. Nome semplice (ove possa essere ritenuto semplice citare la Città Eterna), trucco facile: una Doc che si chiama come la Capitale d’Italia e dell’Antico Impero si vende praticamente da sé. Anche in questo caso la scrittura è una specie di omaggio al futurismo, ma almeno i colori sono solo due, rosso e oro (con l’eccezione della “A” di Roma, in bianco, che non aiuta) e quindi l’occhio trova un compito più facile arrivare alla soluzione della sciarada.