Messapia, Verdeca, Leone De Castris.
Prima considerazione: il vitigno in questione non è tra i più conosciuti in Italia. Anzi, si tratta di uno degli autoctoni che si sentono nominare meno, nel circo enologico della penisola più vitata del mondo. Siamo in Puglia, dove troviamo molti altri vitigni che possiamo considerare davvero “locali”, come il Primitivo, il Nero di Troia, il Bombino, etc. Passiamo al nome di questo vino, davvero curioso. Sorge subito un’incertezza per quanto riguarda l’accentazione della parola. Sarà “Messàpia” o molto più probabilmente “Messapìa”? In quest’ultimo caso il significato clericale viene chiaramente alla luce. Una messa non può che essere pia, se celebrata secondo i canoni... canonici. Terra molto religiosa, la Puglia, con la presenza ancora oggi di numerose feste a sfondo storico-cattolico. Processioni, santi e madonne incidono profondamente nel vissuto delle popolazioni e nei loro usi e costumi. Ha poco di canonico invece il colore di questa etichetta: un azzurro “carta da zucchero” che si riscontra poche volte nel panorama del packaging enologico mondiale. Si tratta infatti di un croma poco alimentare, ma certamente distintivo a scaffale. Impaginazione ordinata, centrata, semplice e lineare. Particolari in oro che arricchiscono l’elaborato quasi come i paramenti delle cerimonie importanti di Madre Ecclesia.