Urra di Mare, Sauvignon Blanc, Mandrarossa.
Davvero particolare il nome di questo vino, insieme a quello del suo “fratello di gamma” che si chiama “Cava di Serpe” (da citare anche “Timperosse” del medesimo produttore siciliano). Le etichette in effetti non si stagliano per originalità se non, appunto, per i nomi di questi vini. Un logo in alto, il nome del vino, ben visibile al centro, la dicitura di legge in basso (Sicilia Doc). Il nome “Urra di Mare è riconducibile al nome della contrada, nella Valle del Belice, dove mettono radici le vigne di questa azienda. Ecco una descrizione del produttore: “I vigneti sorgono a ridosso della riserva naturale del fiume Belìce, con vigneti che digradano fino al mare, godendo così di fresche brezze marine”.
Alla quale aggiungere che la parola “Urra” nulla da spartire con il noto grido di gioia che potrebbe essere Hurrà! - all’inglese - o Urrà, mutuato in italiano. Bensì attiene al dialetto siciliano e dovrebbe essere traducibile con “urla del mare”. Pittoresco ed evocativo, quale il grido del mare in burrasca che fa sentire la propria incombente presenza (spargendo sale e iodio sulle terre limitrofe all’onda, a beneficio delle coltivazioni). Per quanto riguarda Cava di Serpe, evocativo anch’esso, diciamo pure allarmante, risulta certamente memorabile evocando luoghi selvaggi e incontaminati.
Alla quale aggiungere che la parola “Urra” nulla da spartire con il noto grido di gioia che potrebbe essere Hurrà! - all’inglese - o Urrà, mutuato in italiano. Bensì attiene al dialetto siciliano e dovrebbe essere traducibile con “urla del mare”. Pittoresco ed evocativo, quale il grido del mare in burrasca che fa sentire la propria incombente presenza (spargendo sale e iodio sulle terre limitrofe all’onda, a beneficio delle coltivazioni). Per quanto riguarda Cava di Serpe, evocativo anch’esso, diciamo pure allarmante, risulta certamente memorabile evocando luoghi selvaggi e incontaminati.