Il Sassella col Vestito Buono

Sassella Docg, Produzione Privata.

A volte la realtà supera la fantasia. Si tratta in questo caso di una realtà famigliare, di una produzione personale e riservata, che si attesta infatti sulle 200 bottiglie. Nulla di “autorizzato” e di certificato. Ma certamente qualcosa di qualificato, per il contenuto della bottiglia e anche, sorprendentemente, per la sua veste esterna. Molto spesso si vedono a casa di amici, o in situazioni non ufficiali, bottiglie che sono il frutto di produzioni “fatte in casa”. Di conseguenza anche le etichette di questi vini sono molto artigianali, improvvisate, elementari. Non è il caso di questo Sassella, lo ripetiamo, frutto di una produzione e di una riserva assolutamente personali. L’etichetta spicca. Si può ben dire che sorpassa e vince di varie misure su molte etichette ufficiali di quella zona (la Valtellina del Nebbiolo di montagna o “delle Alpi” che dir si voglia).
Spicca perché con artistica verve esprime, con garbo, con poesia, con un certa intimità, anche con una sorta di malinconia creativa, i concetti relativi all’ambiente (cime rocciose) e al carattere (una solitudine dell’anima) della zona di produzione. Cosa si vede in etichetta? (fotografata con angolature diverse, per facilitarne la visione) Una texture in acquarello che simula una parete rocciosa e in basso a sinistra, una sommità dove la sagoma di un uomo resta in contemplazione. Ed è tutto. Ma è un tutto di grande sostanza. Realizzato, tra l’altro, in modo tecnicamente apprezzabile. Pochi elementi, semplici ma significativi. Attinenti. Plausibili. Sul retro, la spiegazione del vino in questione è redatta in modo esaustivo e fornisce in breve tutte le informazioni necessarie ad una fruizione di qualità, anche dal punto di vista eno-culturale. Vestire un vino buono col “vestito buono”  non è scontato. Costa il tempo di qualche pensiero. E di qualche mente brillante che trasformi concetti in comunicazione.